mercoledì 23 giugno 2010

Balla Linda!


A nice interview with Linda Jo Rizzo from "The Flirts". PASSION was an hell of a track! Just few notes of synth and I was brought back when my father used to record songs from the radio on stereo cassettes to listen them on our road trips! Che donna!

Be sure to check out the whole interview on SleepWalKing Magazine ;)

martedì 22 giugno 2010

Music is a spell. At least for Silvana Aliotta.


It was a real pleasure to interview Silvana Aliotta. She was one of those artists who contributed to start the first moves into Italo Disco dragging Italian prog music into a more commercial and danceable sound. Were those artists aware of that? We're not sure. One thing for certain: Silvana Aliotta was a woman ahead of her times. Brave, sensible, charming, talented and untamed. She was able to give the best of all her potential to two so unlikely bands such as Circus2000 and Le Streghe, in such a different, unique, and inspiring way.

Here's the original interview in Italian. International fan can follow the interview in English here in SleepWalKing Magazine.

Mark Zonda: Silvana, quando è nata la tua passione per la musica? Ti sentivi coraggiosa a partecipare negli anni settanta ad un gruppo come i Circus 2000?

Silvana Aliotta: Per me la passione per l'arte si è rivelata presto. A nove anni fui accompagnata in un'accademia di spettacolo per realizzare il sogno della mia vita: diventare ballerina di danza classica. Fu allora che per una somiglianza con la cantante Betty Curtis fui incoraggiata a cantare cominciando ad esibirmi come imitatrice in erba in un varietà per bambini al Teatro Alfieri di Torino: così iniziò la mia carriera e anche un percorso di studio sullo strumento voce. Dopo alcune esperienze discografiche e molte esperienze live, l'incontro con Spooky Gianni Johnny e poi Dede dava vita ai Circus 2000. Il progetto "Circus 2000" è stato sicuramente coraggioso nello sperimentare, come anche essere vocalist e percussionista donna a quei tempi non era proprio consueto... ma essendo tutto nato dalla spontanea voglia di esprimersi senza troppe limitazioni, più che coraggiosa mi sentivo soddisfatta e appagata nel mio vivere la musica liberamente. E oggi posso aggiungere di essere fiera, perchè insieme ai più grandi gruppi italiani e stranieri dell'epoca, ci sono stata anch'io a portare la bandiera di un grande cambiamento.

Mark Zonda: Personalmente mi ha fatto molto effetto vedere come già in quegli anni esistessero dei festival dedicati alla musica d'avanguardia e alle nuove tendenze. Eri già praticamente nata indie! Come vedi il progetto Neo Italo Disco nell'ottica di coniugare gli artisti "indie" delle nuove generazioni a quello specifico genere musicale?

Silvana Aliotta: La musica d'avanguardia e nuove tendenze ha origine proprio in quei tempi: quella fu la sorgente primaria! Chi ha fatto progressive come me, ha combattuto in prima linea per difendere la libertà d'espressione nella musica. Forse l'indie di oggi ha un significato ancora diverso, è un'indipendenza anche dalle major che a differenza di allora, invece ogni band aveva alle spalle.

Mark Zonda: Come sei passata dalla musica progressive rock alla disco? Il progressive ha comunque contribuito alla nascita di un certo tipo di sonorità, c'è qualche anello mancante o è del tutto casuale?

Silvana Aliotta: Il genere progressive era quel desiderio di libertà che lasciava spazio all'immaginario, ed i gruppi si esibivano all'interno della propria opera concertistica come in un viaggio dentro una favola. Suoni luci colori erano un tutt'uno. Ricordo che per tutti era una magia, gli ambienti si creavano portando ognuno il proprio talento, per un insieme di esperienze. Per i Circus 2000, di jazz rock e psichedelia e personalmente il modo di poter sfruttare al massimo l' estensione e tutte le timbriche della mia gamma vocale. Solo che i tempi stavano cambiando e con loro cambiò anche la musica. La Rifi non se la sentì più di appoggiarci nel progressive e questo portò allo scioglimento del gruppo. Ma il fatto è, che quando vivi una passione sei sempre alla ricerca di sperimentarne ogni sfumatura, e così accade che senza neppure accorgertene cambi d'abito, ma sei sempre tu a scoprire ancora un'altra dimensione del grande Universo Musica. Io non credo che ci sia stato qualche anello mancante, poichè non credo al caso. Per arrivare ad oggi ho attraversato innumerevoli esperienze che mi hanno arricchito enormemente e portato ad una crescita che non può essere solo artistica, ma che va' di pari passo con la mia parte spirituale, quella che non conosce etichette e da' sempre il meglio di sè, con l'entusiasmo e la gioia di una bimba che riceve in dono tante matite colorate.

Mark Zonda: Mi ha molto sorpreso saperti autrice di "Don Don Baby". Quanto spazio ti lasciavano produttori come Shel Shapiro?

Silvana Aliotta: Don don baby è stato un gioco ritmico con parole senza senso che mi ha divertito molto. Ma sono autrice di altri due brani che sono stati considerati Italo Disco composti e cantati da me col nome di Ben Norman, "I got to be e Too many lovers" , peccato che mi feci convincere ad aumentarli in velocità facendo perdere alla voce la sua naturalezza... ma al di là delle mie piccole produzioni, mi hai ricordato dei grandi produttori come Shel Shapiro compositore e arrangiatore di grande impatto ed esperienza, e come Sandro Colombini geniale e mitico produttore con il quale ho lavorato benissimo e molto, sia con i Circus 2000 che con Le streghe. Persone speciali, intelligenti che hanno lasciato spazio alla collaborazione senza mai imporsi: un vero piacere lavorare con loro.

Mark Zonda: A proposito di Shapiro... Uno dei motivi che mi ha spinto a cercare di creare un nuovo movimento legato alla musica Italo Disco è stata una cantante svedese a cui è stato affibiato il nome di Sally Shapiro. E' stata la prima artista, dopo il tentativo di qualche anno fa della Giapponese Tommy February6 di riprendere in mano la musica Italo Disco. Come ha fatto questo tipo di musica a lasciare un impatto cosi' forte in tutta Europa? Ha ancora qualcosa da dire?

Sì ho sentito Sally Shapiro e la February6. Sono voci lineari, quasi adolescenziali che cantano brani semplici, ballabili, solari, di aggregazione. Mi è capitato spesso di incidere per brani dance, cover come ad esempio "Shame shame shame" e "One way street" (in questo caso con il nome di Carol & the Boston Garden) e, anche se allora richiedevano voci diverse, ho potuto constatare che per quanto riguarda la musica Disco non esistono frontiere, le discoteche sono un mezzo eccezionale per far espandere velocemente un brano o un genere, creando anche successi internazionali, proprio com'è accaduto con la Italo Disco. Se avrà ancora qualcosa da dire molto dipenderà dal coraggio e dalla genialità della produzione e chissà che presto non si scateni la moda della Neo Italo Disco! Con la musica non bisogna mai dare nulla per scontato, perchè è una magia che qualche volta non si può spiegare, bisogna crederci... e con lei tutto è possibile!


mercoledì 16 giugno 2010

Alan Sorrenti: there's a "Star Man" in the '80s sky


Along with Silvana Aliotta, Alan Sorrenti was considered one basic link between prog music and Italo Disco on the Italian '70s/'80s pop scene. It was a real pleasure and honour having the chance to interview the man about his music, his future project and nowadays independent music scene.

We will show you the original interview in Italian. International fan can
follow the interview in English here in SleepWalKing Magazine.


Mark Zonda: Alan, quando è iniziato il tuo amore per la musica?

Alan Sorrenti: A circa quindici anni, durante la mia permanenza estiva a Folkstone sulla Manica per studiare Inglese. La radio suonava "Sitting on the dock of a bay" di Otis Redding, "Black is Black" dei Los Bravos e, ovviamente, i Beatles! Quella fu la scintilla iniziale che accese la miccia, poi mi capitò di vedere, sempre in un club di Folkstone, I Canned Heat suonare "On the road again". Il mio primo concerto dal vivo! Più tardi a Londra fu il turno dei Family, Vanilla Fudge e King Crimson e così nacque il mio amore per il progressive, di cui sono stato l'iniziatore in Italia. Nella mia ricerca vocale resta fondamentale l'influenza del cantautore americano Tim Buckley, padre di Jeff. Non ebbi la fortuna di conoscerlo durante il mio primo viaggio in California. Troppo tardi. Era già scomparso come molte personalità vulcaniche di quel periodo.


Mark Zonda: Hai esordito con un gruppo prima della tua carriera solista?

Alan Sorrenti: Sì, si chiamavano "I Volti di Pietra". Ottima band, ma durante i concerti spesso entravo in uno stato estatico e lanciavo il micrifono in aria come gesto liberatorio. Il fatto era però che il microfoo non era il mio, e spesso dovevano ripararlo o sostituirlo. Per questo al posto del microfono decisero di cambiare... il cantante!

Mark Zonda: Ti ha formato la tua esperienza in California?

Alan Sorrenti: L'esperienza californiana prima a San Francisco poi a LA, dove vissi per 5 anni, fu decisiva. E' lì che ho imparato la tecnica del "recording artist" e l'arte dello scrivere, privilegiato dal fatto che ero circondato da musicisti di altissimo livello, tra i quali Jay Graydon, David Foster e alcuni membri dei Toto. Nel periodo precedente "progressive" ero straordinariamente creativo ma poco tecnico. E poi la California degli anni 70 e 80 era decisamentemagica!

Mark Zonda: Quando la più raffinata disco music si è trasformata in Italo Disco? Alcuni ti vedono come una specie di anello di congiunzione di questi due movimenti, e un po' il pioniere del primo genere in Italia. La musica Italo Disco è riuscita comunque a coinvolgerti o sei rimasto piu' legato ad arrangiamenti sofisticati e ad un pop più articolato?

Alan Sorrenti: Non saprei esattamente. Credo negli anni 80, ma non mi sono mai ritenuto un vero artista dance.

Mark Zonda: La cosa più sorprendente di "Figli delle stelle" è che non solo viene ancora riproposta in radio e spot pubblicitari, ma addirittura la puoi trovare nelle compilation fatte dai ragazzini e alle loro feste. Non parliamo poi del mirabolante giro di chitarra. Ci ha conquistato da subito e a distanza di tempo l'abbiamo fatto nostro,e non facciamo caso alla complessità di esecuzione e registrazione che si nasconde dietro. Sei soddisfatto di avere scritto alcuni dei piu' gustosi capitoli della musica italiana o è stato un ostacolo per riuscire a imporre nuovi successi?

Alan Sorrenti: Entrambe le cose. Ma oggi credo sia il tempo giusto per proporre una musica matura rivolta al futuro e che colleghi i miei gusti diversi in uno stile che superi le mode del momento. Sto appunto lavorando a un progetto di questo tipo che mi auguro di poter far uscire non oltre la primavera 2011


Mark Zonda: Fantastico! Cornelius parla di musica per il 21simo secolo. Come deve essere secondo Alan Sorrenti?

Alan Sorrenti: La musica del ventunesimo secolo deve avere contenuti che riprendano il dialogo con la natura da cui ci siamo separati, che stimolino maggiore attenzione verso la bellezza e la conservazione del pianeta. Questa musica deve spingere al dialogo e non al conflitto e iniziare un nuovo umanesimo. E' la Rivoluzione Umana, di cui mi auguro saranno protagonisti le attuali e nuove generazioni. Nelle mie "song" mi sforzerò di trasmettere questo.Spero di riuscirci!

Mark Zonda: In genere quanto tempo ti richiede incidere una canzone in studio?

Alan Sorrenti: Non c'è un tempo preciso e dipende anche dalla disponibilità e velocità del programmatore con cui lavoro. Mediamente se tutto va bene una settimana.

Mark Zonda: Sei interessato dalla musica indipendente contemporanea? Segui un po' la scena o la vivi con distacco?

Alan Sorrenti: Seguo con attenzione e voglia d'imparare gli artisti che ricercano una loro personalità ed hanno un loro mondo interiore.


Mark Zonda: Che consigli daresti alle nuove generazioni di artisti indipendenti?

Alan Sorrenti: Spegnete la tele. Guardatevi dentro.



Alan Sorrenti Site: http://www.alansorrenti.com/

lunedì 14 giugno 2010

Can you hear me Hooker Tom?


" There will always be music stars who cannot sing, so I think people could give Den Harrow a break. He can’t sing, but neither can Sean Combs, Kanye West and Jay Z. I saw these guys sing live on TV and they were probably worse than Den Harrow and yet they are Superstars… That’s Show Business… where everything is possible…"

A decade before the Vanilla Ice incident, yet another music hero arising from the vivid scene of poppy Italo Disco, was ready to step out of picture magazines to come alive in our videos. His name was Manuel Stefano Zandri, but we’ll always know the Italian response to Simon Le Bon as Den Harrow. This bad boy was driven by future brains by the mad desire of breaking as many heart as possible with his fashionist songs. Did he build his own destiny? Maybe HIS voice’s got something to say! To expand your knowledge on the Neo Italo Disco project Mark Zonda is interviewing Thomas Barbey, who also had his moment in the Italo Disco scene moonlighting with the name of Tom Hooker.

The interview follows on SleepWalKing Magazine.


mercoledì 9 giugno 2010

Reeds interview: not just imagination!


It was quite inevitable. So inevitable that now I'm considering to gather those real unique heroes from the '80s into a VOL.2 on a next Neo Italo Disco compilation. They were the real players of the real Italo Disco movement. They lived the dream and they're here to share some stardust with us. Here's the first of these interviews.

We will show you the original interview in Italian. International fan can follow the interview in English here in SleepWalKing Magazine.

Mark Zonda: Reeds, cosa ricordi con maggiore affetto del periodo Italo Disco?

Reeds: Innanzitutto ciao a tutti i tuoi lettori. Dopo gli anni 60 e 70 la musica degli anni 80 rappresenta l'ultimo dei movimenti musicali. L'ultimo sarebbe la house music ma non la voglio considerare in quanto completamente priva di musica reale. Avevamo tutta la nostra giovinezza ed il vento in poppa. Era un movimento sano dove era un piacere andare in discoteca, incontrarsi, trovare ragazze, ballare, bere degli ottimi cocktail.... Non c'erano finzioni, c'era meno droga e più voglia di divertirsi... Io personalmente in quel periodo dopo alcuni mesi nei quali avevo vissuto a Londra ero tornato a "casa" con tanti stimoli musicali ed una voglia di vivere e di esplodere. Musicalmente. Ricordo i primi meeting con altri colleghi nelle grandi discoteche italiane ed europee ed in seguito nei tour un grande pubblico!

Mark Zonda: Sono molto contento di trovare un artista di musica ballabile che considera come me il genere house, ancora peggio la techno, "non musica". Come siamo finiti in un periodo così musicalmente triste della musica? Sempre colpa delle droghe?

Reeds: In realtà come accennato prima per quanto riguarda il mondo della musica da discoteca, la musica house e la techno hanno dominato gli anni 90 e il 2.000 devastando in maniera quasi irreversibile un "mondo discoteca", trasformando il puro divertimento in puro sballo senza limiti. Certo la droga ha influito molto, ma soprattutto ha influito ancora di più la trasformazione della società. In peggio naturalmente! Queste cose sono collegate strettamente. Una nuova società stereotipata, commerciale e senza valori non poteva che generare una musica senza valori. Non è colpa di nessuno oppure è colpa di tutti noi che ci siamo fatti trascinare? Per fortuna come vedi stiamo già tornando indietro e quindi ci stiamo riprendendo i nostri spazi vitali.


Mark Zonda: Come sei diventato un artista Italo Disco, e quali sono stati i migliori momenti del tuo progetto?

Reeds: Correvo dietro al mio sogno. Ero chitarrista e cantante del mio gruppo, che seguiva un genere pop-rock internazionale. Componevo tutte le canzoni, scrivevo i testi e arrangiavo i brani con la band. Ad un concorso canoro nel Veneto sono stato notato da alcuni produttori milanesi presenti. Dopo una settimana ero già a Milano ad aspettare il mio primo disco e cercando di sopravvivere facendo il fotomodello e qualche fotoromanzo. Dopo due mesi il mio primo disco con la Discotto. S'intitolava "The Game"

Mark Zonda: Non è stata una sorta di retromarcia abbandonare la chitarra per una musica "computerizzata"?

Reeds: Si e no. La mssica computerizzata "filava" dritta con l'elettronica e questa era una caratteristica della dance. Sono stati passaggi necessari. Come vedi da diversi anni la chitarra è tornata alla grande in tutto il mondo pop.



Mark Zonda: Il Festivalbar è stata una buona vetrina per promuovere gli artisti Italo Disco o altre trasmissioni di nicchia erano più ambite per il successo popolare, come ad esempio Disco Ring?

Reeds: Disco Ring era più istituzionale. Un passaggio in Rai era considerato sempre decisivo per la carriera. Certo il Festivalbar era una trasmissione itinerante che scendeva nelle piazze e c'era un contatto diretto con il pubblico. Alcune tappe hanno raggiunto anche40.00 persone! E poi era un "carrozzone" che si muoveva con un sacco di colleghi...Discografici, produttori... belle donne. Veramente bello!


Mark Zonda: Ma esistevano delle groupie anche nel mondo della Italo Disco?

Reeds: Sì. Una sorta di groupie esistevano anche nel mondo della disco, ma questa cosa non era così enfatizzata come negli anni 70. La grande differenza è che non ci seguivano negli spostamenti, ma le incontravamo direttamente a cadenza nei nostri concerti a seconda del territorio. I nostri spostamenti erano molto rapidi e non potevamo avere impedimenti. Si facevano anche 10 spettacoli a settimana, se consideri che i giorni della settimana sono 7 e che lavoravamo in tutta Europa e non solo...


Mark Zonda: Quanto la musica Italo Disco ha influenzato altre correnti musicali internazionali?

Reeds: Direi che più che influenzato la Italo Disco ha "spazzato via" gran parte dei generi musicali, facendo concorrenza ai "mostri sacri" inglesi e americani. Una grande soddisfazione per noi italiani, finalmente esportati in tutto il mondo. Certo il movimento musicale di quel periodo era infuenzato dalle sonorità elettroniche, dalle prime batterie elettroniche....dai sequenser! La dance italiana era nata con queste caratteristiche e proponeva una filosofia più commerciale rispetto agli standard inglesi e americani.

Mark Zonda: La Italo Disco non era anche un sistema un po' furbastro per aggirare costi di produzione legati a costi di registrazione e numero di componenti di grandi band dance americane?

Reeds: Mah! Non direi furbastro... E' stato il primo step, dove campionatori ed elettronica sono stati utilizzati per la prima volta nella musica commerciale. "Il movimento" richiedeva questo. Ritmica e sequenser delle tastiere dovevano esseresempre perfettamente a tempo, cosa che suonando in registrazione live non era possibile proprio per le varie sfumature umane sulla battuta... E poi le sonorità delle batterie la Linn e la Roland erano inconfondibili, come erano inconfondibili i suoni della tastiera DX7. Ricordo che comunque negli anni 80 anche il sax era uno strumento tra i preferiti, anche da me! Ora questo strumento è scomparso da tutti i generi di musica: dance, rock, commerciale... per fortuna nel jazz si è salvato! Certo in fatto di professionalità è andata molto peggio dopo con l'house e la techno. Questi si erano furbastri! Una persona da sola a casa che fa tutto con una tastiera euna cassa a 140 bpm... Avrebbero ammazzato anche un cavallo! E certamente non erano Klaus Shultze!!!


Mark Zonda: Cosa ne pensi del progetto Neo Italo Disco? Perchè c'è ancora così tanto interesse attorno a questo tipo di musica? Pensi che ci siano buone possiblità per una rivisitazione e rinasciata di questa scena o è puro revival?

Reeds: In realtà la musica si ricicla naturalmente. Oggi tornano sonorità che hanno caratterizzato gli anni 80 un po' in tutto il mondo. Quello che non è possibile replicare è il "movimento", proprio perchè gli anni 80 attraversavano un momento socio-culturale molto diverso da oggi. Certo la nostalgia di quei tempi resta e quindi ci sono ancora molti gli appassionati del genere. Tecnicamente parlando nemmeno io sarei in grado di riproporre nuovi brani in stile anni 80. Molte cose sono cambiate anche per me, sia internamente sia esternamente, e vivo la musicalità secondo quello che sento, provo e vedo. Quindi puro revival, direi. C'è da dire che da un'anno sono tornato sul palco con una band completamente live e ripropongo i miei successi degli anni 80 e alcuni brani di colleghi e amici, più una nuova produzione che sto preparando.

Mark Zonda: E' bello vederti ancora attivo e pimpante! Parlaci della tua nuova impresa musicale.

Reeds: Sì, è stata una sorpresa anche per me, anche se in realtà non sono mai stato fermo. C'è però una nuova carica, e da quando ho ricominciato a registrare mi è venuta anche la voglia di confrontarmi con i live. Siamo uno dei pochi gruppi che propongono una buona rivisitazione della dace anni 80 completamente dal vivo e simao in 6 sul palco. In sala registrazione stiamo lavorando ad un progetto molto rock vintage internazionale: tante chitarre e pianoforte, tanta melodia. Il gruppo si chiama "The Keys" e con me ci sono Omar B, DJ con la passione del rock-pop, e il maestro Luigi Salamon, compositore che spazia dalla classica al jazz alla dance al pop. E' un progetto molto interessante, dove ogni brano ha una potenzialità emotiva molto forte ed una comunicatività molto diretta. Entro l'anno lo finiremo. Nel frattempo rivolgo un grosso abbraccio a tutti gli appassionati della Italy Dance 80!