mercoledì 16 giugno 2010
Alan Sorrenti: there's a "Star Man" in the '80s sky
Along with Silvana Aliotta, Alan Sorrenti was considered one basic link between prog music and Italo Disco on the Italian '70s/'80s pop scene. It was a real pleasure and honour having the chance to interview the man about his music, his future project and nowadays independent music scene.
We will show you the original interview in Italian. International fan can follow the interview in English here in SleepWalKing Magazine.
Mark Zonda: Alan, quando è iniziato il tuo amore per la musica?
Alan Sorrenti: A circa quindici anni, durante la mia permanenza estiva a Folkstone sulla Manica per studiare Inglese. La radio suonava "Sitting on the dock of a bay" di Otis Redding, "Black is Black" dei Los Bravos e, ovviamente, i Beatles! Quella fu la scintilla iniziale che accese la miccia, poi mi capitò di vedere, sempre in un club di Folkstone, I Canned Heat suonare "On the road again". Il mio primo concerto dal vivo! Più tardi a Londra fu il turno dei Family, Vanilla Fudge e King Crimson e così nacque il mio amore per il progressive, di cui sono stato l'iniziatore in Italia. Nella mia ricerca vocale resta fondamentale l'influenza del cantautore americano Tim Buckley, padre di Jeff. Non ebbi la fortuna di conoscerlo durante il mio primo viaggio in California. Troppo tardi. Era già scomparso come molte personalità vulcaniche di quel periodo.
Mark Zonda: Hai esordito con un gruppo prima della tua carriera solista?
Alan Sorrenti: Sì, si chiamavano "I Volti di Pietra". Ottima band, ma durante i concerti spesso entravo in uno stato estatico e lanciavo il micrifono in aria come gesto liberatorio. Il fatto era però che il microfoo non era il mio, e spesso dovevano ripararlo o sostituirlo. Per questo al posto del microfono decisero di cambiare... il cantante!
Mark Zonda: Ti ha formato la tua esperienza in California?
Alan Sorrenti: L'esperienza californiana prima a San Francisco poi a LA, dove vissi per 5 anni, fu decisiva. E' lì che ho imparato la tecnica del "recording artist" e l'arte dello scrivere, privilegiato dal fatto che ero circondato da musicisti di altissimo livello, tra i quali Jay Graydon, David Foster e alcuni membri dei Toto. Nel periodo precedente "progressive" ero straordinariamente creativo ma poco tecnico. E poi la California degli anni 70 e 80 era decisamentemagica!
Mark Zonda: Quando la più raffinata disco music si è trasformata in Italo Disco? Alcuni ti vedono come una specie di anello di congiunzione di questi due movimenti, e un po' il pioniere del primo genere in Italia. La musica Italo Disco è riuscita comunque a coinvolgerti o sei rimasto piu' legato ad arrangiamenti sofisticati e ad un pop più articolato?
Alan Sorrenti: Non saprei esattamente. Credo negli anni 80, ma non mi sono mai ritenuto un vero artista dance.
Mark Zonda: La cosa più sorprendente di "Figli delle stelle" è che non solo viene ancora riproposta in radio e spot pubblicitari, ma addirittura la puoi trovare nelle compilation fatte dai ragazzini e alle loro feste. Non parliamo poi del mirabolante giro di chitarra. Ci ha conquistato da subito e a distanza di tempo l'abbiamo fatto nostro,e non facciamo caso alla complessità di esecuzione e registrazione che si nasconde dietro. Sei soddisfatto di avere scritto alcuni dei piu' gustosi capitoli della musica italiana o è stato un ostacolo per riuscire a imporre nuovi successi?
Alan Sorrenti: Entrambe le cose. Ma oggi credo sia il tempo giusto per proporre una musica matura rivolta al futuro e che colleghi i miei gusti diversi in uno stile che superi le mode del momento. Sto appunto lavorando a un progetto di questo tipo che mi auguro di poter far uscire non oltre la primavera 2011
Mark Zonda: Fantastico! Cornelius parla di musica per il 21simo secolo. Come deve essere secondo Alan Sorrenti?
Alan Sorrenti: La musica del ventunesimo secolo deve avere contenuti che riprendano il dialogo con la natura da cui ci siamo separati, che stimolino maggiore attenzione verso la bellezza e la conservazione del pianeta. Questa musica deve spingere al dialogo e non al conflitto e iniziare un nuovo umanesimo. E' la Rivoluzione Umana, di cui mi auguro saranno protagonisti le attuali e nuove generazioni. Nelle mie "song" mi sforzerò di trasmettere questo.Spero di riuscirci!
Mark Zonda: In genere quanto tempo ti richiede incidere una canzone in studio?
Alan Sorrenti: Non c'è un tempo preciso e dipende anche dalla disponibilità e velocità del programmatore con cui lavoro. Mediamente se tutto va bene una settimana.
Mark Zonda: Sei interessato dalla musica indipendente contemporanea? Segui un po' la scena o la vivi con distacco?
Alan Sorrenti: Seguo con attenzione e voglia d'imparare gli artisti che ricercano una loro personalità ed hanno un loro mondo interiore.
Mark Zonda: Che consigli daresti alle nuove generazioni di artisti indipendenti?
Alan Sorrenti: Spegnete la tele. Guardatevi dentro.
Alan Sorrenti Site: http://www.alansorrenti.com/
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